Danno da Straining: lo stress sul lavoro che crea danno ma che differisce dal mobbing
Lo Strainig e la giurisprudenza
Il termine straining si riferisce ad una situazione di stress forzato sul posto di lavoro, in cui il lavoratore subisce almeno una azione ostile e stressante, i cui effetti negativi sono però di durata costante nel tempo e causa di danno.
Per poter distinguere agevolmente tale fattispecie di danno, meno grave mobbing, la giurisprudenza ha indicato alcuni requisiti.
In particolare, con la sentenza numero 15159 del 04/06/2019 la Corte Suprema di Cassazione ha stabilito che, ai fini dell’accertamento dello straining, è necessaria la presenza di “comportamenti stressogeni scientemente attuati nei confronti di un dipendente, anche se manchi la pluralità delle azioni vessatorie o esse siano limitate nel numero, ma comunque con effetti dannosi rispetto all’interessato”.
Si deve trattare comunque di condotte oggettivamente dannose e non percepite come tali solo dal soggetto che le subisce.
Differenza tra Mobbing e Straining
Perché si configuri il mobbing è necessario che l’azione di molestia sia caratterizzata da una serie di condotte ostili, continue e frequenti nel tempo.
Diversamente, nello straining, viene meno il carattere della continuità delle azioni vessatorie.
Per parlare di straining, quindi, è sufficiente anche una sola azione, purché i suoi effetti siano duraturi nel tempo.
Ad esempio, in caso di trasferimento illegittimo che, per i modi di attuazione, crei dei danni alla salute psico-fisica del lavoratore, si ha un evento unico, i cui gli effetti negativi saranno di durata costante nel tempo.
In termini civilistici l’incidenza dello straining sul contratto di lavoro deriva essenzialmente dalla violazione dell’art. 2087 del codice civile combinata, più di frequente, con l’art. 2103 del codice civile.