Il fallo a calcio è sempre un “inconveniente” del gioco o può costare caro al giocatore che provoca la lesione?
Sedici anni fa, la partita di calcio, animi concitati e improvvisamente un fallo avversario particolarmente incisivo. Inizia una lunga vicenda processuale che giunge fin anche in Corte di Cassazione. Gli Ermellini pertanto hanno deciso il rinvio in corte d’Appello . I due giocatori appartenevano rispettivamente a due società sportive che si sfidavano sul campo di gioco in una cittadina del nord Italia.
La vicenda della lesione calcistica
Nel lontano 6 maggio del 2006 durante una partita di calcetto del campionato amatoriale Endas, due avversari in calzoncini stavano rincorrendo il pallone che stava andando nella direzione della porta di una delle squadre (la gialloverde per l’esattezza), un avversario a quel punto, interveniva in scivolata provocando con la sua azione la rottura dei legamenti di ginocchio e menisco al giocatore gialloverde prima citato. L’arbitro ovviamente fischiava prontamente il fallo, ma la vicenda assumeva toni rancorosi e di fatto approdava in giudizio.
Il fallo e la denuncia penale
L’uomo che aveva così subito la lesione sporgeva denuncia contro l’avversario che aveva a suo dire causato direttamente la rottura, poi refertata, dei legamenti del ginocchio e il menisco. La diagnosi e il percorso riabilitativo che era divenuto a quel punto necessario, ha pesato inevitabilmente sulla vita della vittima del fallo così come la sopravvenuta successiva impossibilità di praticare questo sport anche dopo la guarigione.
Il tribunale territoriale
In primo grado al tribunale di Padova, il giocatore irruento veniva così condannato anche al risarcimento. La Corte Appello tuttavia rilevava la sopraggiunta prescrizione del reato, tuttavia la corte lagunare condannò l’imputato alle spese statuite già in primo grado. La decisione si fondava sull’accertamento che la lesione fosse stata provocata da un’azione che andava oltre la rituale dinamica di gioco, in quanto il fallo sarebbe stato commesso nonostante la non prossimità del pallone, insomma con una eccessiva foga agonistica.
La causa arriva in Cassazione: il calcio può costare caro?
Ricorso in Cassazione pertanto il giocatore irruento ha ad oggi una risposta. I Magistrati di piazza Cavour infatti dichiarano che: «Le considerazioni della Corte non affrontano il nodo centrale della questione, che è quello di stabilire se nel caso concreto vi fu un comportamento colposo giuridicamente rilevante in quanto commesso in violazione di una predeterminata regola cautelare, che nel caso non è stata evocata né individuata. Né appare compiutamente analizzato il contesto fattuale dell’azione – continua la Cassazione – se, cioè, la condotta…fu conforme alle regole, ovvero se essa si pose al di fuori di un ragionevole contesto di gioco».
Pertanto viene stabilito il rinvio in Appello, come dire …. “To be continued…”