Suicidio medicalmente assistito: la Camera approva il testo di legge

Suicidio medicalmente assistito: la facoltà di porre fine alla propria vita potrebbe essere legalizzata se approvata al Senato

Di cosa si tratta

Il suicidio medicalmente assistito, che non deve essere confuso con l’eutanasia, consiste nella scelta di chiedere assistenza medica con la finalità di porre fine alla propria esistenza.

Diversamente, l’eutanasia, riguarda casi in cui i medici somministrano al paziente incosciente sostanze che causano la morte o la avvicinano, quindi non c’è la partecipazione attiva del paziente che ne fa richiesta.

Il primo articolo della legge delicatissima legge approvata dalla Camera prevede: “la facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita”.

Chiaramente, si tratta di una legge molto complessa, che dovrà anche superare l’approvazione al Senato, e non è detto che ciò accada.

Percorso normativo

Alcune criticità sono dettate dal fatto che si deve tenere conto dell’obiezione di coscienza dei medici e del personale sanitario, nonché delle condizioni stringenti per le quali poter accedere a tale drastica quanto drammatica scelta.

Il testo recepisce la sentenza della Corte Costituzionale del 2019 con cui si chiedeva al Parlamento un intervento immediato dopo il caso Cappato, associato alla vicenda di DJ Fabo, ed ha l’obiettivo di rendere non più punibile il suicidio del paziente assistito dal medico.

La sentenza citata infatti, ha stabilito che non può essere punito che agevola il suicidio di una persona malata terminale, a condizione che la malattia sia irreversibile, sia fonte di gravi sofferenze, ci sia la volontà e la piena coscienza del paziente, ci sia il mantenimento in vita da trattamenti di sostegno.

La legge di cui si attende l’approvazione al Senato, prevede una sanatoria retroattiva per chi è stato condannato, anche con sentenza passata in giudicato, per avere agevolato la morte volontaria medicalmente assistita di una persona.

Per completezza si ricorda che Fabiano Antoniani, Dj Fabo, tetraplegico e cieco a seguito di incidente stradale con la moto, è deceduto in Svizzera il 27.02.17, paese dove il suicidio assistito è consentito da diversi anni.

Marco Cappato, politico e attivista che ha aiutato Dj Fabo accompagnandolo in Svizzera presso la clinica Dignitas, dopo essersi autodenunciato, ha subìto un procedimento penale per imputazione ai sensi dell’art. 580 c.p. sfociato nella citata sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019.