Se l’amante mette al corrente il coniuge del tradimento cosa rischia?

Quando l’amante non sta più nel ruolo e spiffera tutto al coniuge cosa rischia? Qualche notizia dalle decisioni della Cassazione

Fedigrafi e traditori/traditrici seriali attenzione, si sa, l’abitudine a sgattaiolare fuori dall’unione sponsale in cerca di più o meno fugaci avventure è rischioso. Tanto più che si dice nella saggezza popolare: “tanto va la gatta al lardo…”, a sottolineare che il rischio che a furia di osare e giocare al gioco degli equilibri e dei segreti, è facile che la situazione sfugga precipitosamente di mano.

Cosa si rischia dall’amante

E’ il caso dell’amante, stanca di troppe promesse non mantenute dall’amante ancora troppo impegnato/a per i suoi gusti, che decide di agire di sorpresa, con cambio improvviso dello scenario, andando spifferare il tradimento alla moglie/marito ancora “in carica”.

Cosa rischia l’amante?

Scorrendo una breve carrellata di giurisprudenza più o meno recente troviamo infatti due interessanti pronunce in merito della Corte di Cassazione che confermano la condanna erogata nei confronti della amante che decide di svelare “gli altarini” proprio all’ancora coniuge.

Attenzione a rompere gli equilibri

Gli Ermellini, ad esempio, con la sentenza n. 28852/2009 hanno esaminato la condotta dell’amante che, inviando alcuni SMS alla moglie tradita, l’ha informata del tradimento del marito, inquadrandola come reato di molestia e disturbo alle persone. Illecito che le è costato le spese processuali e l’erogazione di una multa di 1000 euro. Vane in questo caso le difese dell’amante, che in giudizio aveva affermato che il tradimento era già noto alla moglie e che comunque si è limitata a inviare solo qualche innocente e innocuo SMS. Per i magistrati di Piazza Cavour, anche pochi messaggi possono ledere la dignità, il decoro e l’onore della persona offesa, soprattutto se gli stessi riportano anche espressioni di disprezzo che l’imprudente uomo aveva espresso verso la sua compagna di vita.

Nella stessa direzione, qualche anno più tardi, va la sentenza n. 28493/2015 della stessa Cassazione. In questo caso i giudici hanno  dovuto decidere in relazione alle rivelazioni che la ex amante, per vendetta, aveva comunicato alla moglie del traditore, in tre lunghe telefonate. Gli Ermellini non hanno tenuto conto del fatto che le conversazioni, a detta dell’amante, non sarebbero state assillanti e pertanto moleste, o che come dalla stessa asserito, fosse nell’interesse della moglie essere informata della condotta del coniuge, pertanto hanno confermato la condanna.