L’assegno di divorzio spetta alla moglie che si sacrifica per il marito

Se la ex moglie è avvocato e percepisce un reddito esiguo a causa di un infortunio subito dal marito va riconosciuto l’assegno di divorzio 

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E’ quanto stabilito nell’ordinanza della Cassazione n. 40387/2021 ribadendo la natura assistenziale ma anche compensativa e perequativa dell’assegno stesso.

La vicenda giudiziale in sede di divorzio

In sede di appello l’assegno di divorzio in favore della ex moglie veniva quantificato in Euro 400,00 al mese. Da quanto emerso infatti, il marito è titolare di un reddito mensile di 2.700 euro, comprensivo di una rendita di invalidità Inps, mentre la moglie, avvocato, aveva un reddito molto contenuto.

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Il ricorso del marito: contestato l’assegno di divorzio in favore della moglie

Il marito nel ricorrere in Cassazione lamenta l’erronea applicazione della giurisprudenza di legittimità in materia di assegno di divorzio,  tenendo come riferimento la misura l’autosufficienza economica.

Secondo l’uomo, è ancora giovane ed economicamente autosufficiente, mentre le sue condizioni economiche e di salute sono peggiorate dopo la separazione. Contesta che la sua posizione privilegiata economicamente in relazione alla sua retribuzione ponga un criterio valido ai fini del riconoscimento, in favore della moglie, dell’assegno di divorzio.

Respinta la tesi del marito

La Cassazione però non ritiene il ricorso fondato in quanto, ai fini dell’assegno di divorzio rileva anche la prestazione INPS per inabilità perché comunque rappresenta un’entrata aggiuntiva la cui funzione non è limitata all’assicurato, ma anche alla sua famiglia. La Corte d’Appello ha quindi fatto corretta applicazione della funzione assistenziale dello stesso assegno. Inoltre allo stesso si attribuisce funzione compensativa – perequativa in ragione del supporto e del sacrificio della donna nel momento dell’infortunio sul lavoro del marito che gli ha provocato la perdita dell’uso di entrambe le mani.

I giudici hanno considerato correttamente  anche il fatto che l’uomo sostiene 700 euro mensili per la badante e 700 per il canone di affitto per procedere alla corretta ricostruzione delle rispettive situazioni economiche dei coniugi.