Donne e violenze: con la Sentenza n. 5671/21 la Corte Europea interviene duramente sul contenuto invasivo e discriminante delle sentenze
Donne e violenze
In Italia i femminicidi e le violenze sulle donne continuano a crescere.
Evidentemente, gli interventi del legislatore non bastano e spesso, è proprio il “sistema giustizia” a porsi in contrasto con lo sforzo normativo delle Istituzioni.
Ciò può accadere quando, nonostante vi siano degli strumenti a tutela della vittima, questi non vengono utilizzati, oppure quando gli accadimenti vengono sottovalutati o sminuiti.
Addirittura, può accadere che proprio la sentenza contenga elementi discriminanti e offensivi nei confronti della donna.
È quanto accaduto ad una donna vittima di un presunto stupro di gruppo, la quale si è vista costretta a rivolgersi ai Giudici di Strasburgo per ottenere una valutazione del contenuto della sentenza.
Il fatto
La vicenda riguarda un caso deciso dalla Corte d’appello di Firenze nel 2015, in cui sono stati assolti i 7 imputati accusati di uno stupro di gruppo avvenuto nella Fortezza da Basso nel 2008 ai danni di una donna.
La presunta vittima della violenza, ha proposto ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo (Cedu), non per chiedere ai giudici di esprimersi sull’assoluzione degli imputati, bensì sul contenuto della sentenza, che secondo la donna ha violato la sua vita privata e l’ha discriminata.
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La Corte di Strasburgo ha accolto il ricorso, accordando alla donna un risarcimento per danni morali di 12mila euro, condannando l’Italia per aver violato i diritti della «presunta vittima di stupro» con una sentenza che contiene «dei passaggi che non hanno rispettato la sua vita privata e intima», «dei commenti ingiustificati» e un «linguaggio e argomenti che veicolano i pregiudizi sul ruolo delle donne che esistono.
La Sentenza n. 5671 del 27/05/2021 della Corte Europea Diritti dell’Uomo sez. I
Con la sentenza n. 5671 del 27/05/2021 i Giudici di Strasburgo affermano: “In un procedimento penale relativo ad un presunto stupro subito da una donna, sono del tutto ingiustificati i riferimenti fatti dai giudici nella motivazione a particolari quali la biancheria intima indossata, nonché i commenti sulla sua presunta bisessualità.”
Pertanto, ha diritto al risarcimento la presunta vittima di stupro, per la sentenza che contiene passaggi che non rispettano la sua vita privata e intima.