Madre lancia un oggetto al figlio: attenzione perché si può commettere reato di lesioni ex art.582 codice penale
La questione
L’amore verso i figli è infinito, ma la pazienza può non essere infinita.
Così, in un momento di rabbia, ci si può lasciare andare e si possono commettere gesti di cui ci si pente amaramente.
Ad esempio, può accadere che in un momento di rabbia si rievochino quei metodi educativi non troppo sani che una volta costituivano la normalità, come il lancio della pantofola oppure l’inseguimento con la scopa o con la paletta in legno da cucina.
Attenzione però, perché questi metodi, oltre ad essere discutibili dal punto di vista educativo, possono provocare delle lesioni serie, soprattutto se nell’impeto si sceglie un oggetto la cui consistenza è maggiormente pericolosa, come un telecomando.
Di conseguenza, attenzione, perché se una madre lancia un oggetto al figlio, può ritrovarsi in Tribunale a rispondere del reato di lesioni.
È quanto accaduto ad una donna, condannata per lesioni volontarie di cui all’art. 582 c.p. e art. 585 c.p., comma 1 e comma 2, n. 2 e art. 577 c.p., n. 1, per aver cagionato al figlio lesioni personali guaribili in meno di 20 giorni, colpendolo al volto con un telecomando scagliato da breve distanza.
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Il Caso è arrivato in Cassazione e la condanna è stata confermata.
Con la sentenza n. 25936 del 13/02/2017 la Suprema Corte di Cassazione penale sez. V stabilito che: Deve essere confermata la condanna per lesioni volontarie nei confronti di una madre per aver cagionato al figlio lesioni personali, colpendolo al volto con un telecomando scagliato da breve distanza, atteso che il dolo poteva inferirsi dalla “infima distanza” rispetto alla persona offesa dalla quale l’imputata aveva scagliato il telecomando, dalla “consistenza” dell’oggetto scagliato, e dalla “forza impressa”, desumibile dall’entità delle lesioni inferte.