Consegna del Green Pass al datore di lavoro: il NO del Garante della Privacy

Il Garante della Privacy dà parere negativo in ordine alla consegna del Green Pass del lavoratore al datore di lavoro

consegna del green pass

Uno degli emendamenti approvati dal Senato in occasione della conversione in legge del decreto n. 127 del 21 settembre 2021 (che rende obbligatorio il possesso del Green Pass per i lavoratori pubblici e privati) prevede la consegna del certificato al datore di lavoro, in modo da evitare la verifica giornaliera. Il Garante della Privacy ha segnalato alcune criticità, sulle quali è necessaria una discussione approfondita prima che le modifiche al decreto legge vengano approvate anche alla Camera.

Innanzitutto, con la consegna della certificazione, verrebbe eluso ogni successivo controllo sul lavoratore in caso di successiva positività, atteso che, così facendo il certificato cartaceo già consegnato nelle mani del datore, non sarebbe più suscettibile di aggiornamento.

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Un’altra criticità rilevata dall’Autorità è quella relativa alla conservazione dei dati personali, circostanza che era espressamente preclusa all’atto dell’introduzione dell’obbligo della certificazione. Si ricorda difatti che, proprio al fine di evitare la conservazione dei dati, erano state sviluppate apposite app che non consentivano l’immagazzinamento dei dati sensibili.

Da ultimo, rileva il Garante con nota dell’11 novembre 2011, non sarebbe garantita la riservatezza dei lavoratori in quanto dal certificato è infatti possibile dedurre il motivo del suo rilascio (vaccinazione, tampone o guarigione) e ciò potrebbe portare a discriminazioni sul luogo di lavoro.