Quando vi è maltrattamento in famiglia? Qual’è il comportamento punibile?

Vediamo quali sono i comportamenti che integrano il reato previsto dall’art. 572 c.p. e quindi essere definiti maltrattamenti in famiglia.

Maltrattamenti in famiglia

L’art. 572 c.p. prevede che: “Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da tre a sette anni…”

Per configurare il reato di maltrattamenti in famiglia è necessario però che i comportamenti leciti siano protratti nel tempo e che vi sia un dolo generico.

Cosa prevede la Cassazione?

La Suprema Corte ha affermato che «il reato di maltrattamenti in famiglia configura una ipotesi di reato necessariamente abituale costituito da una serie di fatti, per lo più commissivi, ma anche omissivi, i quali acquistano rilevanza penale per la loro reiterazione nel tempo; trattasi di fatti singolarmente lesivi dell’integrità fisica o psichica del soggetto passivo, i quali non sempre, singolarmente considerati, configurano ipotesi di reato, ma valutati nel loro complesso devono integrare, per la configurabilità dei maltrattamenti, una condotta di sopraffazione sistematica e programmata tale da rendere la convivenza particolarmente dolorosa» (Sez. III, 16 maggio 2007 n. 22850).

Quali sono gli elementi del reato?

In sostanza, comportamenti abituali caratterizzati da una serie indeterminata di condotte assillanti e prevaricatrici configurano il reato di maltrattamenti atteso che dette condotte, costantemente ripetute, evidenziano l’esistenza di un programma criminoso diretto a ledere l’integrità morale della persona offesa, di cui i singoli episodi, da valutare unitariamente, costituiscono l’espressione ed in cui il dolo si configura come volontà comprendente il complesso dei fatti e coincidente con il fine di rendere disagevole l’esistenza del parente» Il dolo dei maltrattamenti in famiglia è, quindi: a) «generico, sicché non si richiede che il soggetto attivo sia animato da alcun fine di maltrattare la vittima, bastando la coscienza e la volontà di sottoporre la stessa alla propria condotta abitualmente offensiva» (Sez. VI, 22 ottobre 2010, n. 41142); b) «unitarioin quanto l’intenzione criminosa dell’agente si pone come elemento unificatore dei singoli atti vessatori» (Sez. VI, 7 ottobre 2010, n. 1417); «programmatoche si configura non solo nell’intenzione di sottoporre il soggetto passivo a una serie di sofferenze in modo continuo e abituale, ma anche nella sola consapevolezza dell’agente di persistere in un’attività vessatoria e prevaricatrice, già posta in essere altre volte, la quale riveli attraverso l’accettazione dei singoli episodi un’inclinazione della volontà a maltrattare una o più persone conviventi o sottoposte alla sua cura e custodia» (Sez. VI, 14 aprile 2011, n. 17049; Sez. VI, 10 gennaio 2012 n. 204).

Il reato di maltrattamenti in famiglia può sussistere solo in quanto espressione di una condotta che richiede l’attribuibilità al suo autore di una posizione di “abituale prevaricante supremazia alla quale la vittima soggiace”: «Perché sia integrato il reato in questione occorre, secondo il significato riconducibile al termine “maltrattare”, che, come più volte affermato dalla giurisprudenza, l’agente eserciti, abitualmente, una forza oppressiva nei confronti di una persona della famiglia (o di uno degli altri soggetti indicati dall’art. 572 c.p.) mediante l’uso delle più varie forme di violenza fisica o morale. Ne deriva che in questa fattispecie si richiede che vi sia un soggetto che abitualmente infligge sofferenze fisiche o morali a un altro, il quale, specularmente, ne resta succube. Se le violenze, offese, umiliazioni sono reciproche, pur se di diverso peso e gravità, non può dirsi che vi sia un soggetto che maltratta e uno che è maltrattato» (Sez. VI, 3 marzo 2009, n. 9531; Sez. VI, 2 luglio 2010, n. 25138).