La displasia all’anca colpisce alcune specie di cani con maggiore frequenza, ma non sempre sussiste la colpa del venditore
La displasia
Come molti sanno, la displasia dell’anca nel cane è una malattia gravemente invalidante che determina che può anche provocare dolore e instabilità articolare, con difficoltà di deambulazione e grave compromissione della qualità di vita del nostro amico a quattro zampe.
La displasia ha una forte componente genetica ed è più comune nei cani di taglia media e grande, mentre è meno frequente nei cani di piccola taglia.
Al fine di contenere la rapida degenerazione di tale malattia, il nostro Fido necessita di molte attenzioni, di terapie, talvolta di interventi chirurgici e, in alcuni casi, di veri e propri supporti meccanici.
Il caso
Cosa accade se si acquista un cane che si rivela essere affetto dalla displasia all’anca? Si può chiedere il risarcimento al venditore?
La Cassazione si è occupata di un caso riguardante l’acquisto di un cucciolo di Akita Inu affetto da grave patologia displasica bilaterale.
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Gli acquirenti avevano chiesto nei confronti del venditore la riduzione del prezzo pagato, oltre il risarcimento del danno per le spese sopportate per l’esecuzione degli interventi chirurgici correttivi della displasia.
La Suprema Corte con la sentenza n. 7285 del 16/03/2021 si è così pronunciata: avendo il CTU affermato che la displasia era malformazione congenita diagnosticabile tuttavia a partire dai tre mesi e mezzo o quattro mesi con appositi accertamenti, doveva ritenersi che il cane fosse già affetto dalla malattia al momento della vendita ma che la malattia medesima non si fosse ancora manifestata e che dunque la venditrice, pur consapevole della predisposizione genetica della razza a contrarla, non ne fosse consapevole al momento della vendita […] non spettava il risarcimento per le spese mediche sostenute in quanto presupponeva il requisito della colpa.