Caro Avvocato: non pagare l’affitto è deontologicamente scorretto

Se l’Avvocato non adempie alle proprie obbligazioni commette una violazione deontologica per la quale può essere sanzionato

Con la sentenza 24 marzo 2021, n. 50 del Consiglio Nazionale Forense, viene sanzionato un avvocato del Foro di Bari, sfrattato dal proprio studio legale per non aver pagato l’affitto. Inoltre, cosa di gravità professionale rilevante, in occasione dello sfratto era stato reperito nel suo studio il fascicolo d’ ufficio di un procedimento esecutivo in cui l’avvocato era difensore.

L’avvocato non può non pagare

Su nota pertanto del Presidente del Tribunale al Consiglio dell’Ordine, partiva il procedimento disciplinare. Le accuse a carico del professionista afferivano intanto all’indebito prelevamento di un fascicolo dalla cancelleria, inoltre di non aver sgomberato l’immobile e di non averlo restituito al legittimo proprietario in seguito allo sfratto per morosità. Pertanto interveniva a sanzionare l’avvocato il COA di Bari provvedendo alla sospensione dall’esercizio della professione per 6 mesi. Sebbene impugnata, la decisione veniva confermata anche dal CNF.

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Pagare l’affitto è adempiere ad una obbligazione

Ecco quindi evidenziata l’importanza che l’avvocato mantenga i propri doveri deontologici in ogni adempimento giuridico che lo riguarda, fin anche nelle obbligazioni che riguardano la vita professionale e quella privata. L’articolo 64 del codice di deontologia forense configura infatti come illecito disciplinare l’inadempimento dell’avvocato alle obbligazioni estranee alla professione, quando per modalità o per la gravità, la condotta sia tale da compromettere la dignità della professione e l’affidamento dei terzi. E la sanzione prevista dalla norma è la sospensione dall’esercizio della professione per un periodo da due a sei mesi.

Questione di correttezza

Si tratta nel caso di specie di mantenere solida la fiducia dei terzi nella capacità di un avvocato di correttezza nei rapporti giuridici, anche se questi attengono alla sfera privata o non primariamente professionale. Tale impegno serve per tutelare non solo la dignità e il decoro del professionista, ma anche la reputazione della categoria forense.