L’alienazione parentale: un rischio per il minore in affido condiviso

Se il figlio è manipolato da uno dei genitori separati al fine di metterlo contro l’altro genitore c’é alienazione parentale. Ecco cos’é

L’alienazione parentale, della quale si tratta nella sentenza n. 26810/2011, è secondo i Giudici della Corte di Cassazione, il comportamento di uno dei due genitori affidatari (in regime di affidamento condiviso in caso di separazione, divorzio o fine della convivenza intervenuta tra i genitori) che strumentalizza il rifiuto del minore di vedere l’altro genitore, al fine di poter ostacolare ed infine impedire le visite stabilite dal Giudice, nelle quali l’altro genitore può trascorrere del tempo con il figlio. L’alienazione parentale è generata, quindi, da una forma di manipolazione psicologica dei figli da parte di un genitore, attraverso l’uso di espressioni denigratorie, false accuse violenza, abuso o maltrattamento, riferite all’altro genitore. La stessa tuttavia si configura come una vera e propria violenza sul figlio. La costruzione di una falsa realtà familiare di terrore e maltrattamento genera nei figli sentimenti di diffidenza e astio verso l’altro genitore. La fattispecie prende forma ove si sviluppi una vera e propria dipendenza dal genitore alienante tale che il figlio assecondi lo stesso per compiacerlo, arrivando alla distorsione della realtà. Il diritto alla bigenitorialità è un diritto assorbito ormai dall’indirizzo giurisprudenziale ormai emerso dalla disciplina del 2006 in materia di affidamento del minore in situazione di separazione dei genitori.

La separazione tra due coniugi è un momento doloroso non solo per la coppia genitoriale, ma soprattutto per i figli, i quali subiscono un mutamento che coinvolge ogni sfera della loro realtà, che genera almeno un iniziale trauma che va accuratamente accompagnato all’elaborazione. Per questo per il giudice in questa situazione i minori costituiscono la priorità, garantendo sempre che la tutela del loro benessere sia sempre superiore ad ogni altro interesse o, addirittura normativa.

Spesso capita che tra i genitori si generi un’aspra conflittualità e che in particolare, in questo clima, uno dei due inneschi un meccanismo schiacciante, a danno dell’altro genitore, utilizzando i figli, macchinando con loro alleanze denigratorie e distruttive dell’immagine dell’altro e del rapporto che ha con i figli lo stesso.

Tale comportamento danneggia gravemente il benessere dei figli i quali hanno sempre bisogno di entrambe le figure genitoriali per un loro regolare sviluppo psichico, affettivo e fisico, ove naturalmente non sia stato un giudice a statuire l’allontanamento di uno dei due genitori motivatamente.

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Le conseguenze penali e civili

Le conseguenze giuridiche nei confronti di un genitore alienante che non osserva i provvedimenti stabiliti dal Tribunale, possono essere sotto il profilo penale querele ex art. 388 2° comma c.p. e anche ex art. 572 c.p.  seguendo le relative condanne. Dal punto di vista civile si può richiedere ed ottenere un ammonimento del genitore alienante che viola le modalità di affidamento condiviso, ovvero sanzioni, infine anche un risarcimento del danno, sino ad arrivare all’ inversione del collocamento e, in casi più gravi, giungere addirittura all’ affidamento esclusivo.

Come evitare il nascere dell’alienazione parentale?

Quando vi sono sintomi di una alienazione parentale  o rischio fondato che si sviluppi, si tende ad  agire tempestivamente tramite l’intervento giudiziale e con la partecipazione e l’accompagnamento di professionisti che possano garantire di evitare danni irrecuperabili circa il rapporto con l’altro genitore.