Ecco perché Vito Dell’Aquila è un “ragazzo d’oro”: l’identikit di un campione Olimpico

Vito Dell’Aquila: Classe duemila, buona educazione, disciplina, passione e tecnica (al punto giusto), ecco l’identikit di un giovanissimo campione Olimpico che fa sognare e spicca dalla massa come un esempio di impegno e realizzazione tra i suoi pari

Vito Dell’Aquila – Legalink

Chi è il giovane “d’oro”

Un viso pulito, un tono educato, pieno di soddisfazione e gioia. Questa è stata l’ immagine che ci ha emozionati, riassunta perfettamente dal volto sorridente del giovanissimo Vito dell’Aquila, prima Medaglia d’oro olimpica di questa edizione di Tokyo 2020 che racconta un sogno, un lietissimo finale ma anche tanto impegno, disciplina, dedizione e studio.

Se la parola “Influencer” non fosse utilizzata per indicare un altro tipo di filone, si potrebbe dire che lui sarebbe un ottimo esempio dal quale farsi “influenzare”, dal quale farsi raccontare una storia che non è solo fatta di vittorie ma di crescita, conquistata giorno per giorno attraverso un impegno, preso anzitutto con se stesso, poi con tutti coloro che hanno creduto in lui e, inutile nasconderlo, di sacrifici.

Nato il 3 novembre del 2000 a Mesagne, cittadina in provincia di Brindisi, inizia il suo percorso sportivo nella palestra del maestro Roberto Baglivo, che già aveva affermato la sua professionalità nella disciplina del taekwondo negli anni e avendo preparato e formato un altro campione olimpico giovanissimo nella medesima, Carlo Molfetta, oro olimpico a Londra nel 2012.

Vito Dell’Aquila – Legalink

Gli esordi

Vito ricorda il suo esordio da bambino piccolo e timido grazie all’idea del padre di dargli sicurezza tramite lo sport: “Ho iniziato a fare Taekwondo ad 8 anni, nel settembre 2008, ero molto timido, perciò mio padre a cui piacciono le arti marziali decise di portarmi nella palestra del Maestro Roberto Baglivo, che a Mesagne era ed è molto conosciuta.

Inizialmente era per me un gioco; andavo in palestra molto volentieri perché passavo i pomeriggi con gli altri miei coetanei invece di stare solo a casa a studiare o annoiarmi. Poi con i primi risultati è diventata una passione e adesso considero il Taekwondo come una professione perché lavoro duramente per raggiungere dei risultati. Tutto ovviamente con passione“.

La vittoria

E così Vito alle 14.45 ora italiane del 24 luglio 2021 ha afferrato tra le mani il proprio obiettivo, quello per cui ha tanto lavorato e ha potuto baciare la Medaglia d’oro olimpica, quella presa a soli venti anni nella categoria -58 Kg de Taekwondo, quella che per un atleta non si scorda mai.

Lo ha fatto con semplicità, rispetto, sportività e una dedica speciale, quella al nonno perso da un mese che però dice: “non c’è più da un mese e stasera mi guardava da lassù: ero certo che avrei vinto”.

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Nel suo presente professionale c’è il taekwondo e l’Arma dei Carabinieri, della quale fa parte dal 2018.

Ma il giovane Vito guarda con decisione al proprio futuro, consapevole che dovrà lavorare, come è abituato a fare e dice: “Vincere le olimpiadi, laurearmi e magari diventare giornalista per scrivere di Taekwondo, visto che in Italia, secondo me, se ne scrive troppo poco.

Ma in generale vorrei essere un esempio per le nuove generazioni.”

Un esempio questo ragazzo dovrebbe e potrebbe diventarlo sul serio, di quelli che sollecitano i più giovani a diventare protagonisti non “egocentrici” della propria storia ma consapevoli di essere, ognuno di loro, il futuro della storia umana stessa.

Sono percorsi pregni di responsabilità, impegno e lavoro.

Ecco perché Vito Dell’Aquila è un “ragazzo d’Oro”.