Ecco perchè il catcalling è una pratica molesta e che potrebbe nascondere ben altre intenzioni.
La pratica del Catcalling, traducibile dal gergo anglosassone come “violenza di strada”, è una molestia prevalentemente verbale, ma che tuttavia può sfociare in determinati contesti in una violenza fisica, traducendosi così in veri e propri avvicinamenti e palpeggiamenti. E’ stata recentemente portata sotto i riflettori, attraverso la voce di personaggi noti del web e dello starsistem, per sottolinearne la gravità, spesso sminuita e addirittura coperta, facendola passare come una pratica reverenziale verso le donne.
Che cosa si intende per catcalling
Si tratta invece di una pratica offensiva, ineducata, ma ancor più realmente violenta, indirizzata al mondo femminile di tutte le fasce di età. E’ così che quindi il fischio rivolto ad una donna per strada, i gesti con esplicita allusione sessuale, così come le parole equivoche urlate, come anche i commenti inopportuni e indesiderati e così avanti fino ad arrivare all’ all’ avvicinamento fisico, allo strusciamento e/o al palpeggiamento coinvolgono un numero considerevole di donne di fasce di età sicuramente compresa tra 18 anni in poi, ma anche, purtroppo ragazze minorenni, a volte poco più che bambine, aggiungendo a questa “usanza”, un’ alea ancora più preoccupante.
L’ effetto lesivo di queste forme di molestia è incontestabile. Di recente ha fatto molto parlare l’ intervento sull’ argomento di Aurora Ramazzotti. La figlia di Michelle Hunziker, oltre ad aver sottolineato l’inammissibilità di queste pratiche, ha insistito sulla sensazione di paura psicologica che possono generare specialmente su ragazze più giovani e meno strutturate.
I pericoli immediati e quelli invisibili
Ma effettivamente i pericoli che rappresentano queste modalità moleste a nostro avviso sono estendibili ad ogni possibile bersaglio e sono duplici. Da un lato infatti, ci sono gli effetti devastanti sulla persona: terrore e disturbi psichici e patologici conseguenti, gli effetti sulle relazioni (dalla sfiducia a conseguenze anche qui più prettamente patologiche nell’ espressione della personalità), senso di colpa e inadeguatezza generato dall’ offesa e dall’ impossibilità di farsi riconoscere come vittima. Dall’ altro il rischio che il loro essere radicati nella atavica misoginia e nella fetta maschilista della società, possa addirittura strutturarsi come lo strumento volontario di una denigrazione e di un confinamento femminile nella società, o sul lavoro o in qualsiasi spazio competitivo, potrebbe essere perciò utilizzato coscientemente per arginare o annientare le potenzialità di un’ affermazione di genere, che anche se a fatica cerca di prendersi meritocraticamente gli spazi che molte volte erano prepotentemente rivendicati dal mondo maschile (si pensi ad esempio all’ ambiente militare ma anche a quello ecclesiastico ma anche a quello politico o aziendale), potrebbe trovarsi davanti un’arma schiacciante che gioca sull’ annientamento del proprio bersaglio, con il chiaro messaggio: “sei donna, sei solo un oggetto!”.
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Come possiamo dunque impedire che la “molestia di strada”, possa in realtà essere un’ ottima maschera per intenti denigratori, atti a far affiorare le insicurezze di una donna che alle volte fa “paura” come competitor a causa delle proprie capacità?
Stiamo parlando del meccanismo del riconoscimento sociale dell’offesa nei confronti della vittima…perché se è vero che il reato di molestia in Italia è configurato come fattispecie di reato ed è adeguatamente prevista per questo una pena che rinfranca la vittima grazie al riconoscimento dell’ offesa ricevuta, il catcalling, che rientra tra queste, viene spesso giustificato e “difeso”, come un atteggiamento goliardico, o addirittura di “riverenza” dell’ uomo nei confronti della donna, rischiando così appunto di non dare alla vittima il giusto riconoscimento che permette lei di andare avanti.
Possibili interventi per fermare il meccanismo
Gli effetti psicologici sono sicuramente devastanti, ma ancor più potrebbero esserlo quelli sociali. A tal proposito quindi richiamiamo l’attenzione sul fatto che, come per alcuni tipi di molestia è stato importante combattere per avere una fattispecie specifica di reato (ad esempio per lo stalking, che già rappresenta la molestia con profilo persecutorio atta ad instaurare nella vittima un preciso stato psicologico e fisico) ed ottenere un risultato in tal senso, potrebbe essere importante anche per questa pratica indubbiamente offensiva studiare l’opportunità di provvedere ad un intervento normativo al più presto.